Il volume di Albino Bellon, I due secoli di Cadoneghe. Dal comune napoleonico al primo consiglio comunale repubblicano (Cecc, Vigodarzere, 1995) dedica un capitolo ai caduti in guerra del comune padovano. Qui si legge che «la prima medaglia d’oro della Grande Guerra fu un soldato di Cadoneghe, Giulio Zanon. Figlio di Innocente e di Anna Belli, era della classe 1892. Combatteva nel 13° reggimento Fanteria 9° compagnia. Aveva 23 anni il 30 giugno 1915 quando a Selz, alle ore 14.20, un gesto di generosità eroica lo consegnò dalla vita alla storia. Ecco la motivazione della medaglia d’oro:
“Con abile abnegazione, sotto micidialissimo fuoco nemico, soccorreva e riusciva a trarre in salvo un soldato gravemente ferito. Durante l’attacco alla baionetta, in una lotta corpo a corpo, liberava un soldato già caduto prigioniero, uccidendo un nemico e fugandone altri. Visto in pericolo il proprio ufficiale, si slanciava avanti, facendogli scudo con il proprio petto, e cadeva valorosamente crivellato di ferite, Selz, 30 giugno 1915″.
Giulio Zanon non era nuovo a gesti del genere. Egli aveva già avuto occasione di salvare il suo ufficiale. Ecco un brano del testamento del generale Lauro De Santis, che abbiamo potuto leggere per la cortesia del figlio generale Mario De Santis; il brano è datato La Spezia, 13 gennaio 1917:
“Oggi ricorre il 2° anniversario della mia forse avvenuta morte alle ore 7 e 50 minuti del mattino del 13 gennaio 1915, quando sono stato travolto dal crollo totale e completamente sommerso dalle macerie della caserma del distaccamento del 13° Reg.to Fanteria di stanza nella città di Avezzano negli Abruzzi, dove mi trovavo in servizio di prima nomina quale sottotenente di complemento, il giorno del terrificante terremoto che fece 15.000 morti nel comprensorio del Fucino. Sono svenuto? Sono morto? Non ho mai saputo o potuto dirlo perché al momento dello sprofondamento tra le macerie ho avuto la sensazione di perdermi nel nulla. Certo è che la morte mi avrebbe comunque ghermito, sepolto vivo, come mi ero ritrovano, dato che non avevo la benché minima speranza e possibilità di uscirne vivo; così come ero immobilizzato completamente dal peso enorme del materiale che premeva su tutta la mia persona e non avevo ferite né fratture abbastanza gravi da accelerare, come speravo, la mia rapida fine. Per un insieme di circostanze incredibilmente fortunate, dopo alcune ore di sforzi sovraumani, il mio attendente soldato Zanon Giulio di Cadoneghe (Padova), primo decorato di medaglia d’oro nella guerra 1915/18, riuscì a riportarmi alla luce… rinato o risuscitato e molto malconcio”».
La storia della prima medaglia d’oro ha un curioso strascico. Sempre il libro di Albino Bellon ricorda che il 2 novembre 1933 il colonnello Renzo Vaccari, comandante del 13° reggimento di fanteria “Pinerolo” di stanza a L’Aquila inviò al podestà di Cadoneghe una lettera in cui comunica che il fratello di Giulio Zanon, Ernesto, aveva impegnato al Monte di pietà di Camposampiero la medaglia per 150 lire e chiedeva, per le tristi condizioni in cui si trovava, di ricevere il sussidio annuale di cento lire che il reggimento inviava ai genitori del defunto. Da un accertamento risultò che Ernesto Zanon non se la cavava in realtà così male (aveva una piccola latteria e una proprietà terriera in affitto) per cui il comandante, ritenendo il mantenere una così alta decorazione al Monte di pietà “un atto irrispettoso verso l’eroico defunto”, si dice intenzionato a tentare il recupero dell’onorificenza. La medaglia fu ritirata dal Monte di pietà il 6 marzo 1934.
Lorenzo Brunazzo
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