Eroe nazionale italiano, nato a Trento nel 1875, quando la città era parte dell’impero austroungarico, fu uno dei più celebri politici e patrioti irredentisti italiani. La sua figura era molto nota a Padova, città in cui aveva partecipato a un importante convegno interventista nel 1915 e che gli dedicò ben presto una delle principali vie del centro cittadino, mutando nome a quella che da pochi anni era stata nominata via Cassa di Risparmio. E non a caso fu suo cognato, Giovan Battista Trener (1877-1954), al quale assomigliava anche fisicamente, ad assumere il compito di traduttore tra i plenipotenziari italiani e austriaci durante la trattativa per l’armistizio di villa Giusti.
Cesare Battisti frequentò l’università a Firenze, dove si laureò in Lettere e poi in Geografia. Si interessò dei diritti dei lavoratori e nel 1896 fondò e diresse il periodico «L’avvenire del lavoratore», poi il quotidiano socialista «Il popolo» e il settimanale «Vita trentina». Nel 1911 fu eletto deputato al parlamento di Vienna e nel 1914 alla Dieta di Innsbruck, per far valere la causa trentina.
Allo scoppio della guerra mondiale tornò in Italia dove promosse l’ingresso italiano nel conflitto contro l’impero asburgico. Quando questo avvenne, si arruolò volontario e combattè nel Battaglione Alpini Edolo, 50ª Compagnia. Nell’agosto del 1915 ricevette un encomio solenne. Dopo un periodo al passo del Tonale, promosso capitano, fu trasferito al Battaglione Vicenza del 4º Reggimento Alpini. Operò sul Monte Baldo e sul Pasubio. Nel maggio 1916 fu a Malga Campobrun, mentre il 10 luglio partecipò al tentativo di occupare il monte Corno, dove venne fatto prigioniero. Riconosciuto e condotto a Trento, fu incarcerato nel castello del Buonconsiglio e processato come traditore – accusa che rifiutò chiedendo di essere considerato un soldato prigioniero – e condannato all’impiccagione, non alla fucilazione come sarebbe spettato a un soldato. Morì il 12 luglio 1916.
Con la seguente motivazione gli fu concessa la medaglia d’oro al valor militare:
Esempio costante di fulgido valor militare, il 10 luglio 1916, dopo aver condotto all’attacco, con mirabile slancio, la propria compagnia, sopraffatto dal nemico soverchiante, resistette con pochi alpini, fino all’estremo, finché tra l’incerto tentativo di salvarsi voltando il tergo al nemico ed il sicuro martirio, scelse il martirio. Affrontò il capestro austriaco con dignità e fierezza, gridando prima di esalare l’ultimo respiro: «Viva l’Italia!» e infondendo così con quel grido e col proprio sacrificio, sante e nuove energie nei combattenti d’Italia.
La montagna in cui fu catturato oggi è chiamata monte Corno Battisti. La salma, riesumata nel novembre 1918 e trasferita al cimitero militare, il 24 maggio 1935 fu traslata nel Mausoleo della Verruca di Trento, dove oggi si trova.
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