La celebre villa è nota per essere stata la sede della firma dello storico armistizio che concluse la guerra tra l’Italia e l’Austria-Ungheria. L’armistizio fu firmato nella sala al piano nobile, rimasta oggi come allora per volere della contessa Lucia Giusti del Giardino, verso le ore 18 del 3 novembre 1918; il cessate il fuoco entrò in vigore alle ore 15 del 4 novembre.
La villa fu molto bistrattata per il suo aspetto estetico e si sono accusati gli italiani di avere voluto umiliare gli austriaci perdenti accogliendoli in una delle più brutte dimore italiane. Tale giudizio è vero solo in parte, visto che la villa aveva ospitato pochi mesi prima nientemeno che il re Vittorio Emanuele III, che vi soggiornò dal 20 novembre 1917 al 10 gennaio 1918, ma ospitò anche politici come Bissolati, ministro dell’Assistenza militare tra il 1916 e il 1918 (Governi Boselli e Orlando). Il 24 aprile 1918 vi si era tenuto l’incontro tra il re, il presidente del Consiglio Orlando e il generale cecoslovacco Milan Stefanik. Inoltre, per un avvenimento glorioso come quello della grande vittoria contro il nemico di sempre, l’avversario delle battaglie risorgimentali, era interesse dell’Italia e dell’orgoglio nazionale la scelta di ben altra opera architettonica, di cui Padova non era certo sprovvista (ad esempio la vicina villa Molin dello Scamozzi, cinquecentesca). Si trattò, quindi, probabilmente del ripiego su una situazione di comodo, essendo la villa una facile soluzione di fronte alla improvvisa necessità di ospitare una delegazione austriaca non lontano dalla sede del Comando e in un luogo già consolidato, sede del Comando dei Carabinieri del Comando supremo. È stata ventilata anche l’ipotesi che la sede prescelta per la firma fosse proprio la vicina villa Molin, che apparteneva agli stessi Del Giardino: la contrarietà di questi ultimi o altri motivi contingenti avrebbero fatto mutare il piano.
L’origine di villa Giusti era quella di fattoria facente capo proprio a villa Molin, all’epoca appartenente alla famiglia dei Capodilista. L’edificio fu riattato nel 1875 da Laura Pisani Zusto e dal marito, il conte Girolamo Giusti del Giardino, sindaco di Padova e senatore. È un esempio di stile eclettico del secondo Ottocento: la facciata principale è semplice ma elegante, con due piani scanditi dalle finestre quadrate con stucchi a trompe l’oeil; il retro è arricchito da un giardino d’inverno, aggiunto forse verso il 1880. All’interno, il principale motivo d’interesse è la stanza della firma dell’armistizio, al piano nobile, rimasta così com’era per la citata volontà della proprietaria.
Molto bello è invece il grande parco, di gusto romantico e con laghetto alimentato dalle acque del vicino canale Battaglia, risistemato nel 1870 (la parte verso la strada è un accorpamento novecentesco, successivo all’armistizio). Tra le numerose costruzioni di servizio, degna di nota è la trecentesca torre colombaia che svetta di fronte all’ingresso posteriore della villa, quello da cui entrarono i plenipotenziari austriaci immortalati in una celebre fotografia. Nel cortile tra questa e la villa si trovano due statue raffiguranti Minerva e Marte; una terza statua è firmata da un certo Bernardi, forse quel Giuseppe che fu il primo maestro di Antonio Canova. Da notare sono anche la grande serra e la ghiacciaia, tipica delle ville venete. Anche i lampioni a gas nei vialetti sono quelli originali dell’epoca. Il grande prato antistante la serra fu per anni sede di parate militari il 4 novembre.
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