In guerra con il coraggio della fede

Bruno Savin
In guerra con il coraggio della fede – Diario di 100 giorni sul Carso del fante Domenico Bodon e vicende di altri 600 soldati battagliensi nella Grande Guerra
Parrocchia di Battaglia Terme e Anarti – Sez. Battaglia Terme (Pd), 1999

Il diario dei primi mesi di guerra del fante Domenico Bodon apre il volume che Bruno Savin ha dedicato, nel 1999, ai circa 600 soldati di Battaglia Terme che parteciparono alla Prima guerra mondiale, edito dalla parrocchia di Battaglia Terme e dalla locale sezione dell’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia (Anarti).

Domenico Bodon, nato a Battaglia il 5 maggio 1881, pochi giorni dopo essere stato richiamato alle armi inizia a scrivere su un quadernetto, a partire dal 5 novembre 1915, un resoconto dettagliato della vita quotidiana da militare. Non è un classico diario: Bodon annota con diligenza ciò che fa quasi ora per ora a iniziare dalla partenza da Ravenna con la tradotta che lo porterà a Villa Vicentina (nei pressi dell’Isonzo in provincia di Udine)per poi proseguire a piedi fino al fronte carsico nelle zone a Nord di Monfalcone (monte Sei Busi e zona del sacrario di Redipuglia).
Con stile asciutto, talvolta quasi da cronaca, vengono narrate le vicende più umili come la fame, il freddo, la paura e le piccole gioie come una cena in compagnia o l’aver partecipato a una messa, e con lo stesso stile racconta la tragedia delle trincee, il soldato fatto a brandelli da una granata e i corpi dei soldati lasciati per oltre un mese ad annerire tra i due fronti, nelle posizioni più strazianti.

Savin-BattagliaT002Bodon annota anche le ore: il freddo, il fango, i passaggi degli aerei, il sole che finalmente fa capolino, l’assordante tuonare dei cannoni, i pidocchi, l’agognato momento di silenzio – un “paradiso” per i soldati – o una fontana di acqua fresca per lenire la sete e l’agognato bagno per ripulirsi dopo giorni di prima linea. Non manca di esprimere lo stupore per lo spettacolo delle trincee scavate sul monte o per un’ardita teleferica. Ci porta con sé al fronte, si comunica i suoi sentimenti con una cronaca che pare distaccata ma ricrea un quadro realistico di quella che doveva essere la vita dei soldati. Una freddezza necessaria per resistere in quei luoghi, dove eroismo non è l’audacia delle imprese straordinarie ma eroe è chi riesce a conservare la propria umanità in un contesto dove tutto è irreale, come i soldati che avanzano tra i riflettori che li fanno somigliare a dei fantasmi.

Il diario si conclude sabato 5 febbraio 1916: la guerra di Domenico Bodon termina invece con la licenza illimitata nell’agosto 1919 e il congedo definitivo l’anno dopo. Mancano altri due anni e mezzo, passati in gran parte su altri fronti e verso la fine del conflitto nelle retrovie. Il volume di Savin lascia perciò il fante Bodon e, dopo le numerose e documentate note al diario che permettono di ricostruire molti aspetti della vita al fronte e delle vicende belliche, riporta le schede per ognuno dei 600 soldati di Battaglia Terme che parteciparono al conflitto. Dati completi, raccolti negli archivi comunali e militari, che sono una pietra importante nella memoria del comune termale, un punto di partenza per chi vorrà in futuro approfondire altre storie simili a quella del Bodon e che hanno segnato una generazione che non c’è ormai più, ma che continua a parlare a chi è venuto dopo.

1 commento

  1. Buongiorno,
    Sono il figlio di PEGORARO Giovanni Battista (pagina 335) il nipote di PEGORARO Augusto (pagina 334) e un parente di CRESCENZIO Giovanni Battista (pagina 218). Sono francese, nato in Francia nel 1942 e sto facendo delle ricerche su mio padre durante la grande guerra
    La ringrazio per il libro (regalato da mia cugina PEGORARO Evy, moglie di Antonio RANGO) che mi ha aiutato a capire dove mio padre ha combattuto i primi e ultimi anni della guerra.
    Una parte del regimento Lancieri di Mantova di cui faceva parte è stata appiedata nel maggio 1916, e avrebbe costituito la 856^ Compagnia Mitragliatrici. Dei suoi seguenti spostamenti (artiglieria, autoparco) deduco che mio padre ha fatto parte di questa compagnia, di cui purtroppo non ho trovato nessun traccia.
    Secondo il suo ruolo matricolare mio padre venne assegnato al 2° Rgt Art. Campale il 10 marzo 1918, mentre il libro indica 10/03/1916.
    Cordiali saluti
    Albert Pegoraro

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