Il fratello lo definì “la parte migliore e più cara di me stesso” («Giornale di guerra e di prigionia», 1955). E il fratello era uno dei più grandi narratori italiani del Novecento, Carlo Emilio Gadda. Ma in questo post vogliamo parlare di Enrico Gadda, l’aviatore. E partiamo dalla fine: la sua morte. Cadde infatti con il suo aereo, il 23 aprile 1918, mentre stava per atterrare nel principale dei due campi di volo militari allestiti a San Pietro in Gu, nell’alta padovana.
Torniamo indietro e rivediamo le vite dei due fratelli fino alla Grande Guerra. Enrico Gadda era il più giovane dei due ed era nato a Milano il 16 novembre 1896. La famiglia era benestante, il padre industriale della seta, e nella villa di campagna di Longone al Segrino (Como) Enrico fu compagno di giochi di Carlo Emilio, nato tre anni prima, il 14 novembre 1893: i due avevano quasi in comune anche il compleanno. Rimasti orfani di padre, entrambi scelsero poi strade professionali simili e si iscrissero alla facoltà di Ingegneria del Politecnico milanese (benché Carlo Emilio preferisse la letteratura).
I due fratelli erano convinti interventisti: si arruolarono entrambi come volontari all’entrata in guerra dell’Italia nel corpo degli Alpini. Impiegato nelle zone montane trentine e vicentine, Carlo Emilio fu fatto prigioniero durante la ritirata di Caporetto e deportato: seppe della morte del fratello solo a guerra finita. Durante la sua esperienza di guerra tenne dei diari, usciti nel 1955 con il titolo «Giornale di guerra e di prigionia».
Enrico Gadda si distinse maggiormente (5° reggimento) e nel 1916 fu promosso sottotenente. I combattimenti sul monte Sperone (20-21 aprile 1916) gli valsero la medaglia di Bronzo al valor militare con la seguente motivazione:
Vincendo gravi ostacoli di terreno mediante cordata raggiungeva ed esplorava primo, con l’uomo di punta un’opera nemica per la presenza dell’avversario. Mortogli al fianco il capitano assumeva il comando dei nuclei più esposti e maggiormente impegnati col nemico superiore di forze, dando sagge disposizioni pel ripiegamento e rientrando per ultimo. Monte Sperone, 20-21 aprile 1916.
Nel 1917 coronò il sogno di diventare pilota entrando a fare parte del Corpo aeronautico. Dopo un primo periodo di voli di ricognizione e su caccia e una pausa durante l’inverno, nel marzo 1918 fu dislocato al campo di volo di San Pietro in Gu, quello in funzione dalla primavera 1917 e detto della Poianella per distinguerlo da un secondo campo allestito qualche mese dopo, a pochi passi, lungo la strada per Nove e dove operarono squadriglie inglesi. Alla Poianella operava la 1ª Sezione della 83ª Squadriglia da caccia al comando del capitano Rino Corso Fougier (considerato il “padre” dell’acrobazia italiana).
Enrico Gadda morì, come detto, proprio qui: il suo velivolo Nieuport Ni.27 subì un incidente in fase di atterraggio, per errata manovra o per malore, di ritorno da un normale volo di scorta di un velivolo da ricognizione e bombardamento come lo SVA Ansaldo. Per il valore della sua attività bellica fu insignito di una nuova medaglia al valor militare, postuma, stavolta d’Argento.
Ardito e instancabile pilota d’aeroplano, nell’adempimento di ogni suo mandato dimostrò noncuranza del pericolo e ammirevole slancio offensivo. Nei numerosi suoi voli di scorta e di caccia, impegnò, spesso in difficili condizioni e con rara audacia, combattimenti con veicoli nemici, riuscendo sempre a metterli in fuga. Di ritorno da un lungo volo sul nemico, precipitava sul suolo, incontrando gloriosa morte. Cielo d’Asiago, aprile 1918.
Il suo corpo riposa nel cimitero di Longone al Segrino. Il fratello Carlo Emilio, come detto, seppe della morte di Enrico solo al ritorno dalla prigionia, cosa che contribuì a gettarlo in uno stato di depressione e che lo segnerà per tutta la vita; Enrico è tra le fonti di ispirazione dirette del romanzo «La cognizione del dolore».
A Enrico Gadda è dedicato il volume di Enrico Azzini, «Il tenente pilota Enrico Gadda. Breve vita del Gadda bello, spensierato e aviatore», IBN editore, Roma 2014 (Collana Aviolibri, Dossier 16). Segnaliamo anche il sito internet aviodada.wordpress.com dove vi sono ulteriori approfondimenti sul volume e foto di Enrico Gadda.
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