Su una tra le più significative e dolorose pagine della nostra storiografia – quella che tratta la Prima Guerra Mondiale – tutte le città, i comuni, i sobborghi e i quartieri hanno voluto tracciare una testimonianza commemorando i propri caduti.
In un primo tempo sono le famiglie, attraverso le parrocchie, a sentire la necessità di commemorare pubblicamente i propri caduti; poi, con l’avvento del fascismo, questo tipo di celebrazioni viene regolamentato e la commemorazione assume anche valore educativo per i giovani. Si ricorda per celebrare una vittoria ottenuta a caro prezzo, grazie appunto a questi “nuovi eroi”: non più generali e capitani, ma semplici fanti, soldati, figli, padri.
Il quartiere Sud-Est di Padova, entro i cui confini si muovono numerosi borghi e rioni (Santa Croce, Sant’Osvaldo, Guizza, Bassanello, Voltabarozzo e Salboro), custodisce alcuni monumenti sia del periodo precedente la Marcia su Roma dell’ottobre del 1922 – significativo spartiacque iconografico e tipologico per questi manufatti – sia di quello successivo.
In ordine cronologico, la più antica testimonianza ci è data da una lapide di cui trattano i quotidiani dell’epoca. Collocata sulla facciata della vecchia parrocchiale di Santa Maria Assunta di Salboro e realizzata dalla ditta Slaviero di Padova, in marmo di Carrara e marmo rosso di Verona, presentava inoltre degli inserti in marmo verde. Inaugurata il 19 aprile 1920, dell’iscrizione si sa solo che vi erano elencati i nomi di ventiquattro caduti.
A questo primo seguì un secondo monumento, oggi conservato in un altro quartiere. Il monumento ai caduti della piscina Rari Nantes era originariamente collocato nella vecchia sede della Società di nuotatori, sita un tempo nell’attuale via Giordano Bruno. Inaugurato il 4 settembre 1921, il manufatto è costituito da una piccola statua bronzea raffigurante una Vittoria alata che si libra sopra il rostro di una nave, e da una colonna mistilinea in trachite che la sostiene, su cui sono collocate le lapidi commemorative – inserite successivamente – ai caduti di entrambe le guerre. L’iscrizione commemorativa riporta queste parole: “La società Rari Nantes/ a perenne ricordo/ dei soci e frequentatori/ che la giovinezza/ qui temprata ai cimenti/ donarono all’Italia/ 1915-1918/ 1940-1945”.
I giornali di allora menzionano anche la contemporanea inaugurazione di una lapide con i nomi di tutti i caduti. Grazie ai ricordi e attraverso le testimonianze di chi frequentava la precedente sede storica, possiamo sapere che la lapide si trovava lungo il bordo di una fontana, ma forse fu poi spostata in seguito al cambio di sede. Si attende la fine dei lavori di recupero dell’area dell’ex Rari Nantes per verificarne l’esistenza e l’attuale stato di conservazione.
Dei monumenti tuttora in sito, la lapide sulla facciata posteriore dell’Oratorio della Vergine Immacolata, prospiciente la strada, è la più remota in ordine cronologico. Dedicata ai caduti del Ponte di Salboro – nome con cui era noto l’attuale Ponte dei Quattro Martiri – che dal 1909 avevano nell’Oratorio un punto di riferimento religioso, fu inaugurata il 27 maggio 1923. La semplice lapide a edicola, realizzata in marmo bianco e marmo botticino, versa oggi in stato di degrado così come lo stesso oratorio. È stato comunque possibile recuperarne l’iscrizione: “Saluta passeggero/ i morti per la Patria/ di Ponte Salboro/ che l’affetto dei conterranei qui volle pietosamente ricordare”. Segue l’elenco di ventinove caduti.
Sebbene modificata in epoca successiva per accogliere i nomi dei caduti della Seconda Guerra Mondiale, la lapide che commemora i caduti della Parrocchia di Santa Croce risale al giugno del 1923. Per evitare ulteriori esborsi da parte della comunità, molto spesso le lapidi venivano “cancellate” per poi essere riscritte con i nomi delle nuove vittime. Si ipotizza che la decorazione bronzea che corre lungo i due lati dell’attuale targa marmorea che guarda piazzale Santa Croce possa appartenere, così come lo stesso marmo, alla lapide del 1923, di cui i quotidiani del tempo riportano l’iscrizione originaria: “Ai suoi trentun valorosi caduti sul campo di battaglia, la parrocchia di S. Croce tributa solenni onoranze”.
Sebbene le lapidi di Salboro e Santa Croce siano successive al 1922, non sono ancora intrise di quella retorica tipica del periodo fascista, che contraddistingue gli altri quattro monumenti presenti in quartiere.
Edificato il 2 agosto del 1921, lo stadio comunale fu inaugurato il 19 ottobre 1924 e dedicato alla memoria di Silvio Appiani. Studente di medicina presso l’Università di Padova, morto sul Carso il 21 ottobre 1915, il giovane era stato attaccante del Calcio Padova nelle stagioni 1913-14 e 1914-15. La nuova dedicazione avviene durante la partita Padova-Andrea Doria, vinta dai biancoscudati per 6-1. Nel 2014 l’Amministrazione Comunale affigge sulla parete d’ingresso dello stadio una lapide commemorativa a Silvio Appiani.
Nel 1931 il Comune di Padova deliberò la dedicazione di un sito polivalente a un altro eroe della Grande Guerra, morto però in un incidente aereo sopra i cieli di Desenzano il 3 agosto di quell’anno. A Giovanni Monti, capitano d’aviazione originario di Fratta Polesine (RO), il 15 novembre 1931 la città intitola il velodromo comunale, aperto già dal 1916 e dedicato all’eroico aviatore con l’inaugurazione di una monumentale lapide in trachite al cui centro è custodita un’elica.
Leggermente antecedenti a quest’ultima opera, ma raggruppati significativamente per tipologia, sono i due asili-monumento ai caduti rispettivamente del Bassanello e Voltabarozzo.
L’asilo ai caduti del Bassanello, adiacente alla Parrocchia di Santa Maria Assunta, inizia a essere progettato a partire dal 1923, anno in cui viene posata la prima pietra. Il progetto, originariamente affidato all’architetto Zanivan, viene portato a termine dall’architetto Antonio Zanon Mengato. Nonostante nel 1928 venga stampata una cartolina dell’asilo, l’inaugurazione reca la data 12 maggio 1929. L’edificio presenta un corpo centrale costituito da un loggiato balaustrato scandito da tre archi a tutto sesto nel fronte e un arco su ciascun lato. Il timpano, anticipato da un ampio fregio, presenta una decorazione a altorilievo con una moltitudine di bambini e al centro Dio in trono. Sulle lapidi è incisa l’essenziale dicitura “Morti per la/ Grande Guerra 1915-1918” seguita da due lunghi elenchi. I giornali di allora riportarono il significativo momento della posa della prima pietra in cui alcune madri di caduti vennero chiamate a riversare la calce su cui fu poi calata la pietra.
Nel 1923 viene costituito il Comitato pro Erigendo Asilo Monumento in Memoria Caduti di Guerra di Voltabarozzo. La costruzione dell’edificio si protrae dall’aprile del 1926 al settembre del 1930. Vincitori del concorso sono gli architetti Munaron e Miozzo che caratterizzano l’edificio con un monumentale frontone lapideo, il cui timpano ha una rientranza finestrata nella parte centrale. Tale rientranza sottolinea lo spazio d’ingresso creando così ai lati due ampie lesene rettangolari su cui sono affisse le lapidi marmoree con l’elenco dei caduti. Il fregio è composto da due nicchie e una epigrafe dedicatoria: “Morti eroi/ amore e pietà/ in questo asilo vi riunì/ per vivere/ perennemente/ Voltabarozzo 1930/ VIII”, e gli elenchi dei caduti incisi sulle lapidi laterali. Il 28 ottobre 1930 l’asilo venne inaugurato in concomitanza a quello di Pontevigodarzere alla presenza del Prefetto di Padova. Il costo complessivo dello stabile, inclusi i beni mobili, fu di 250.000 lire, uguale a quello speso per il “gemello” asilo di Pontevigodarzere.
Questa è la storia di nove manufatti atti a commemorare i caduti della città di PAdova: sono solo una minima parte delle quasi trecento opere realizzate in tutta la provincia, per segnalare quale tributo in termini di vite umane sia stato versato durante la Prima Guerra Mondiale. Un dato significativo e, al contempo, impressionante.
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